La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha recentemente affrontato importanti questioni riguardanti l’interpretazione del GDPR, tra cui la possibilità di pubblicare documenti forniti al Registro delle imprese senza il consenso esplicito degli interessati.

Nella sentenza del 4 ottobre 2024 (causa C-200/23), la CGUE ha contestato la normativa bulgara relativa alla pubblicazione di documenti contenenti dati personali nel Registro delle imprese. In particolare, la legge bulgara prevede che, se i documenti presentati includono dati personali non richiesti dalla legge, si presume che esista un consenso implicito per la loro pubblicazione. Tuttavia, la Corte ha dichiarato che tale presunzione è in contrasto con il diritto dell’UE, poiché non rispetta i requisiti del GDPR in termini di consenso.

La Corte ha infatti chiarito che il consenso deve essere “liberamente espresso, specifico, informato e inequivocabile” per essere valido, e la semplice presunzione prevista dalla normativa bulgara non soddisfa questi standard. Di conseguenza, la pubblicazione di dati personali senza il consenso esplicito non è conforme al GDPR.

Un altro punto chiave affrontato dalla CGUE riguarda la natura della firma autografa. La Corte ha stabilito che la firma autografa di una persona fisica costituisce un “dato personale” ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del GDPR. Essa serve infatti a identificare un individuo e ha un valore probatorio nei documenti in cui è apposta. La Corte ha inoltre ricordato che la grafia può fornire informazioni aggiuntive sulla persona.

Questa sentenza sottolinea l’importanza di prestare particolare attenzione alla pubblicazione di documenti contenenti firme autografe sui siti web istituzionali. Essendo considerati dati personali, tali firme possono essere pubblicate solo se esiste una norma di legge o di regolamento che lo autorizzi espressamente.